Ritagli e memorie di città: una visita al Museo della Città di Urbino
Urbino, Museo della CittàVisita libera - Dal 29 settembre 2012 al 30 settembre 2012
PER MAGGIORI INFO: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_1904396210.html
Orario:
10.00 - 18.00
Costo del biglietto:
gratuito; Per informazioni 0722 309222
Urbino, Museo della Città
Città: Urbino
Indirizzo: Via Valerio
Provincia: (PU)
Regione: Marche
Città: Urbino
Indirizzo: Via Valerio
Provincia: (PU)
Regione: Marche
Il palazzo che ospita il Museo, appartenuto alle famiglie Bonaventura e
Odasi, contiene i segni della storia della città: la splendida loggia di
ingresso conserva quasi intatto l’originario soffitto di legno decorato
con i simboli delle nobili famiglie proprietarie uniti a quelli dei
Montefeltro, il cortile interno mutua lo spazio dal gusto gotico tardo,
il salone, che si affaccia sulla sottostante via Budassi, è penetrato
dai segni delle antiche mura romane. Superato l’ingresso sito in via
Valerio, si percorre un tratto di strada interna all’edificio, alla
quale è stato attribuito il nome di “Volta Urbino”. La stanza del
bookshop accoglie il visitatore, offrendogli, oltre alla vista del
plastico della città che restituisce la forma urbis, la letteratura di
base sulla quale si è mosso il lavoro di progettazione. Giunto nella corte interna il
visitatore può fermare lo sguardosulle mappe che riassumono le vicende
urbanistiche della città e ricordano i punti salienti della vita
associata.
Sulla cornice marcapiano del cortile corre la citazione dal
poemetto La paura di Paolo Volponi a segnare il tempo dell’oggi, in
evidente contrasto con le certezze dell’uomo rinascimentale, dettate
dagli umanisti a gloria di Federico nell’iscrizione del cortile d’onore
del Palazzo ducale. Sulla corte si aprono tre stanze: la prima, dedicata
alla città di Fedora (cfr. Le città invisibili di Italo Calvino), è
connotata dai progetti di intervento urbano mai realizzati. Nella stessa
stanza sono messi in scena, con la ricostruzione del mazzocchio e della
sfera armillare, i tratti scientifici del Rinascimento urbinate. Dentro
e fuori dei corpi geometrici si distende la visione d’insieme del
territorio e l’effetto di dettagli di luce della città.
Una seconda
stanza mette a fuoco la tipicità dell’espressione artistica attraverso
il mezzo dell’incisione, abilità profondamente radicata in città e
capillarmente irradiata nel mondo. La terza offre alla vista il
complesso meccanismo, in movimento, dell’antico orologio collocato un
tempo nel campanile del Duomo a segnare le ore, sovrastato dall’albero
genealogico della città che si dipana dall’immagine del pluricentenario
platano del giardino superiore, mentre sulle pareti ospita la mappa
degli antichi rifornimenti idrici e, fra i segni lasciati dal tempo che
un obiettivo ha catturato, i ritratti, gli sguardi di antichi abitanti.
Ritornato all’aperto, il visitatore, prima di scendere al piano
sottostante, può informarsi sulle vicende del palazzo e, fra i resti
lapidei, qui ritrovati, in caduta sulla parte di strada chiusa dalla
lastra trasparente, restare colpito dalla raffinata eleganza delle
modanature. Il salone, in parte interrato che si affaccia su via
Budassi, contiene una serie di culture lignee di Umberto Mastroianni a
partire da quella che è stata modello per il bronzo collocato al Parco
della Resistenza. Le opere, drammaticamente ispirate alle lacerazioni
inflitte dalla guerra e segni dell’insonne ricerca dello scultore, sono
visibili in sequenza come carni vive appena macellate. In
uscita il Museo saluta il visitatore offrendogli una serie di sguardi
sulla “Città nascosta”: ritagli del visibile sulla quotidianità, trama
per ogni storia. (Redattore MARINA MENGARELLI)
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